Verso mezzogiorno, dopo aver remato per ore, stremato, decisi di accostare alla riva per riposare un po'. Io ed i miei compagni di sventura: la signora Weldon con suo figlio Jack e suo cugino Benedetto, eravamo affamati. Ci inoltrammo nella vegetazione e fortunatamente trovammo dei frutti per nutrirci.
Dopo aver riposato al fresco tornammo alla piroga dove trovammo una brutta sorpresa ad attenderci: c'erano dei predoni che ci circondarono e ci costrinsero a seguirli al loro accampamento, dove il loro capo avrebbe deciso della nostra sorte.
Durante il viaggio escogitai un piano per salvare me stesso e i miei compagni. Avvicinai, così, la signora Weldon per chiederle se avesse qualche oggetto di valore per poter contrattare con quei farabutti. Controvoglia mi consegnò una collana, molto costosa tempestata di smeraldi. Arrivati al campo chiesi di parlare con il loro capo perchè avevo un affare da proporgli. Quando mi trovai davanti un omone barbuto e scontroso mi pentii subito della mia idea, ma cercai di sembrare sicuro di me mentre gli raccontavo del nostro naufragio e della nostra necessità di raggiugere la foce del fiume Congo dove ci attendeva una nave per riportarci a casa. Raccontai che su quella nave si trovavano i bagagli e i gioielli della signora Weldon e che questi sarebbero stati suoi se qualcuno ci avesse accompagnati a destinazione, dicendo questo tirai fuori la collana e la consegnai all'uomo come anticipo per il suo lavoro. Nonostante la paura dovevo essere stato convincente perché accettò e la mattina seguente all'alba partimmo scortati da due della banda.
Quando avvistammo le luci delle navi agii in fretta, estraendo il mio pugnale dallo stivale mi gettai contro uno dei due uomini e lo colpii più volte ferendolo e facendolo cadere a terra. Con l'aiuto dei miei compagni riuscii a bloccare anche l'altro e a metterlo fuori combattimento. Arrivati alle navi in partenza riuscii, con la mia parlantina, a convincere un capitano a darci un passaggio e una volta in mare aperto pensai a quanto fossimo stati fortunati, certo la signora Weldon aveva sacrificato la sua collana, ma grazie alla sua generosità e alla mia astuzia eravamo sopravvissuti a quella brutta esperienza.
Dopo aver riposato al fresco tornammo alla piroga dove trovammo una brutta sorpresa ad attenderci: c'erano dei predoni che ci circondarono e ci costrinsero a seguirli al loro accampamento, dove il loro capo avrebbe deciso della nostra sorte.
Durante il viaggio escogitai un piano per salvare me stesso e i miei compagni. Avvicinai, così, la signora Weldon per chiederle se avesse qualche oggetto di valore per poter contrattare con quei farabutti. Controvoglia mi consegnò una collana, molto costosa tempestata di smeraldi. Arrivati al campo chiesi di parlare con il loro capo perchè avevo un affare da proporgli. Quando mi trovai davanti un omone barbuto e scontroso mi pentii subito della mia idea, ma cercai di sembrare sicuro di me mentre gli raccontavo del nostro naufragio e della nostra necessità di raggiugere la foce del fiume Congo dove ci attendeva una nave per riportarci a casa. Raccontai che su quella nave si trovavano i bagagli e i gioielli della signora Weldon e che questi sarebbero stati suoi se qualcuno ci avesse accompagnati a destinazione, dicendo questo tirai fuori la collana e la consegnai all'uomo come anticipo per il suo lavoro. Nonostante la paura dovevo essere stato convincente perché accettò e la mattina seguente all'alba partimmo scortati da due della banda.
Quando avvistammo le luci delle navi agii in fretta, estraendo il mio pugnale dallo stivale mi gettai contro uno dei due uomini e lo colpii più volte ferendolo e facendolo cadere a terra. Con l'aiuto dei miei compagni riuscii a bloccare anche l'altro e a metterlo fuori combattimento. Arrivati alle navi in partenza riuscii, con la mia parlantina, a convincere un capitano a darci un passaggio e una volta in mare aperto pensai a quanto fossimo stati fortunati, certo la signora Weldon aveva sacrificato la sua collana, ma grazie alla sua generosità e alla mia astuzia eravamo sopravvissuti a quella brutta esperienza.