L'avventura di Bill Murphy nel vecchio west (A. Delzanno)

Il mio nome è Bill Murphy.
Ero un cercatore d'oro e passavo molto tempo nei fiumi insieme a mio fratello maggiore Luke. Un giorno, mentre riposavamo sulle sponde del fiume, dalla foresta spuntarono degli uomini armati di pistole. Mi risvegliai dopo qualche ora con un forte dolore alla testa, probabilmente mi avevano colpito con un bastone. Mi alzai e vidi un uomo disteso a pochi metri da me, barcollando lo raggiunsi, aveva una  pallottola in fronte e il viso era coperto di sangue: una scena terrificante. Presi coraggio e con un pezzo della sua maglietta gli pulii il viso per capire chi fosse. Mi sentii le gambe cedere: era mio fratello... dopo qualche ora la mia tristezza si trasformò in sete di vendetta, quegli uomini dovevano pagare.
Arrivai in città al tramonto e mi diressi al saloon, lì ordinai un bicchiere di whisky e iniziai a chiedere se qualcuno avesse visto uno degli uomini. Descrissi quello che mi ricordavo meglio: aveva una lunga cicatrice su tutto il viso e portava un cappello rosso sangue.
Stavo per andarmene molto deluso poiché non avevo ottenuto nessuna informazione, quando una donna di bassa statura con dei lunghi capelli rossi mi raggiunse e mi disse che lo aveva visto allontanarsi a cavallo di uno stallone nero.
Tornai a casa mia, presi l'occorrente, lo misi in un vecchio sacco di juta, salii a cavallo e partii.
Dopo giorni e giorni di viaggio raggiunsi una montagna; ai suoi piedi trovai un'insenatura e decisi che mi sarei accampato lì fino all'alba. Mi svegliai in piena notte e vidi dei cespugli che si muovevano. In un batter d'occhio mi ritrovai legato ad un palo al cospetto di Toro Seduto, al centro del villaggio indiano con una decina di guerrieri che mi ballavano intorno urlando e agitando le loro asce da guerra. Per fortuna nel villaggio c'era Nuvola Rossa che parlava la mia lingua e riuscimmo a fare capire al capo Toro Seduto che non ero parte della banda di banditi che stavano cercando per fermare le molte scorrerie che avevano subito, anzi, erano gli stessi che stavo cercando io per vendicare mio fratello.
Divenni subito molto amico di Nuvola Rossa e dopo qualche giorno passato ad allenarmi nel combattere, insieme a qualche altro guerriero, salutammo la tribù e partimmo alla ricerca dei nostri nemici.
Dopo aver percorso diverse miglia a cavallo, trovammo alcune tracce di braci spente, impronte di stivali e delle pelli di selvaggina abbandonate; evidentemente quegli assassini pensavano che fossimo così insignificanti da non dover sprecare tempo a nascondere le loro tracce, ma presto avremmo dimostrato loro che si sbagliavano.
Li rintracciammo in poco tempo e decidemmo di agire quando si accamparono in una vecchia miniera abbandonata circondata dalla foresta. Legammo i cavalli ad una quercia vicino ad un ruscello e cercai di organizzare un piano: l'ora della vendetta era giunta! Augurai ai miei compagni buona fortuna e poi ci separammo. L'unica cosa che avevamo deciso era che io avrei potuto uccidere il loro capo.        
Appena il sole calò mi nascosi dietro al carro che un tempo era servito a trasportare il carbone, mi ricordai dei tempi in cui stavo con mio fratello nel fiume: erano passati solo pochi mesi ma a me sembravano anni, avevo conosciuto molte nuove persone e io stesso ero cambiato, ora avrei compiuto la mia missione.
I sei uomini erano radunati intorno ad un fuoco e bevevano bicchieri su bicchieri di whisky, tutti tranne l'uomo sfregiato: lui guardava i suoi compagni con un ghigno che sembrava esprimere crudeltà e divertimento...
Un uomo bendato e con un grosso cappello che gli copriva la faccia si avvicinò a me e fece per uscire, io sfruttai il momento per sferrargli un pugno e legarlo, misi i suoi vestiti e tornai dai banditi barcollando. Quando stavo per sedermi accanto al fuoco feci finta di cadere, alcuni uomini accorsero in mio aiuto e, quando si chinarono per sollevarmi, gli tirai un calcio in pancia. Mi sollevai da terra, mi tolsi il cappello e li salutai con tono divertito; sfruttai il loro stupore per stenderne un altro, nel frattempo  accorsero gli altri due indiani che mi aiutarono ad abbattere gli altri uomini.
Alla fine eravamo rimasti solo io e l'uomo con la cicatrice, tirai fuori la mia "volcanic" e lui mi imitò, nessuno avrebbe fatto la prima mossa se non che dalla penombra saltò fuori Nuvola Rossa che disarmò il bandito e mi permise di colpirlo in testa e ucciderlo.
Non ho rimpianti per quello che ho fatto, l'unica cosa che mi dispiace è di non essere riuscito a sapere dal capo dei banditi perché avessero ucciso mio fratello. Ormai questo segreto è finito con lui nella sua tomba...
Il nostro lavoro lì era finito, ma di certo non sarebbe stata l'ultima avventura dei "rivendicatori della giustizia".