Un'avventura nel deserto (Giannarelli)

Quella mattina, ci alzammo presto, perchè dovevamo prendere i dromedari, visitare le piramidi di Giza, fare un concorso di sparo al bersaglio nel bel mezzo del deserto (infatti mio papà è un appassionato di pistole e un esperto sparatore), e raggiungere un'oasi, dove avremmo visitato un villaggio. Faticai ad alzarmi siccome la sera prima avevamo visto i fuochi d'artificio fino alle due di notte, mi preparai, presi il mio mega zaino, e partimmo. Era un po' strano stare su un dromedario, ma dopo circa 2 ore, iniziai ad abituarmi. Visitammo le piramidi, e dopo ci dirigemmo verso il luogo dove avremmo dovuto sparare, dopo aver affittato le pistole. Io mi lamentai un po', perché la pistola era un peso in più che potevamo evitare affittandola direttamente nella zona di tiro, ma la mamma mi rispose che le avevamo pagate meno. Papà era così ansioso di sparare che aumentò la velocità, e quindi anche la mamma, io invece, rimasi un po' indietro.
A un certo punto, il mio dromedario uscì dal sentiero, senza che io potessi fermarlo, e malgrado le mie urla, nessuno mi sentì, infatti, probabilmente a quell'ora i miei genitori erano già arrivati alla zona di tiro e mi stavano aspettando preoccupati. Non sapevo cosa fare, urlavo : "help!!" , tiravo le briglie del dromedario, ma quello non smetteva di correre all'impazzata, chissà per quale motivo.
Dopo almeno due ore di tentativi persi le speranze: mi era proprio capitata una bestia instancabile! Ma ecco che di un colpo il dromedario si fermò, si mise come in ginocchio, si accovacciò, e da lì non si mosse più. Io scesi, senza più un grammo di fiato, e coperto di sudore dalla testa ai piedi, mi sdraiai all'ombra del dromedario per ripararmi un po' da quel sole assassino, pensando a cosa dovevo fare. Nello zaino avevo una bussola, che nel deserto non serviva a niente, avevo due panini, una borraccia d'acqua, che era bollente, un sacco a pelo, che sarebbe dovuto servire all'oasi, un walkitalki, che mi fece sperare, ma ancor prima di provare a usarlo, notai la pistola! Che fortuna averla con me! Poteva aiutarmi, ne ero certo. Sparai due colpi su otto, come mi aveva insegnato papà, così magari qualcuno mi avrebbe sentito. Poi, sempre nello zaino, notai due fuochi d'artificio, che avevo preso a papà, per farli vedere ai miei compagni in Italia, e li avevo nascosti in fondo allo zaino. Erano di quelli che avevamo comprato la notte prima allo spettacolo, che sarebbero dovuti servire per capodanno. Li avrei usati quella notte per (forse) farmi individuare. Ad un tratto sentii dal walkitalki:"Dove sei! Alessio, rispondi, dove sei?". Riuscii solo a rispondere:"Dove....f..fuochi d'artificio" prima di cadere in una specie di sonno ad occhi aperti: notai anche una specie di luccichio sull'orizzonte, che avevo già visto d'estate sull'autostrada e che poteva sembrare acqua, e capii che si trattava di un miraggio, ma subito dopo caddi di nuovo in quel sonno ad occhi aperti. Quando mi svegliai, era già buio, ed era molto freddo. Bevvi e mangiai, poi, senza starci troppo a pensare, presi l'accendino in omaggio con i fuochi d'artificio, e li accesi. Sapevo come fare, perché a capodanno ne avevo scoppiati a centinaia (anche se mai cosi grossi). Li sparai tutti e due: erano bellissimi, luminosi e rumorosi, insomma, non potevo chiedere di meglio.
Poi sparai anche un colpo di pistola, e pregai forte perchè fosse sentito da qualcuno. Ero stanco, stremato dal caldo del giorno e dal freddo della sera. Anche le mie capacità di pensare a una soluzione erano limitate, quindi feci solo quello che avevo previsto durante il giorno. Dovevo risparmiare energia, ma non dovevo addormentarmi, perchè, credo, non mi sarei più risvegliato. Mi misi nel sacco a pelo, e, per stare un po' più al caldo, aggiunsi sopra la sella del dromedario, che a questo punto, iniziai a pensare morto, ma non capii per quale motivo. Dopo neanche mezz'ora, mi ritrovai a lottare contro il sonno, e malgrado i miei sforzi, cedetti presto. Pensai ancora una volta a papà e mamma, amici e parenti, come per salutarli, e chiusi gli occhi.

Senza sapere quando, dove e come, aprii gli occhi, e li richiusi subito. Una luce forte mi aveva abbagliato. Li riaprii. Ero in una camera bianca, piena di apparecchiature. Non capivo niente. vedevo solo papà e mamma seduti sul letto, a guardarmi e sorridere. Ero salvo, vivo. La rigidità e la preoccupazione che mi avevano tormentato anche nel sonno, si sciolsero, lasciando spazio al sollievo. Dissi solo:"Grazie", e mi riaddormentai.