Solo nel deserto (D'Erba)

Ero andato in Egitto con la mia famiglia durante le vacanze estive; avevamo deciso di spostarci dalla città del Cairo per visitare le rovine del piccolo centro urbano di Kush. Le guide turistiche dicevano che il paesaggio suggestivo del deserto rendeva il luogo ancora più incantevole e misterioso; infatti il villaggio sorge nel mezzo del deserto di Nubia, in cui non esistono né strade né aeroporti e l'unico modo per arrivare sono i dromedari.
Eravamo partiti la mattina presto, il sole era basso e poco caldo, le guide dissero che la traversata sarebbe durata due ore e mezza, quindi ci eravamo portati delle bottiglie con all'interno del ghiaccio così che questo si sarebbe in successione sciolto e avremmo avuto sempre acqua fresca.
Mi aspettavo un viaggio divertente ed emozionante, ma per circa 45 minuti non fu così: erano solo le nove del mattino eppure sembrava un inferno, se si guardava l'orizzonte si vedeva l'aria incresparsi in un effetto acquoso e snervante.
Il dromedario camminava con un movimento ondeggiante che mi faceva barcollare in modo pericolante
D'un tratto si era sentito un sibilo nell'aria; mi ero girato in tempo per vedere un serpente che si attorcigliava sulla gamba dell'animale che cavalcavo.
La bestia si era imbizzarrita alla vista del rettile velenoso, scalciando e saltando; la guida non aveva fatto in tempo a prendere le briglie del dromedario che questo era già scappato verso l'orizzonte.
Era ormai mezzogiorno e il troppo calore mi fece svenire...
Mi ero risvegliato sul dromedario, almeno no mi aveva disarcionato; ormai il sole stava cominciando a tingere il cielo di rosso.Questo era un serio problema,di notte la temperatura può scendere fino a 20°C sotto zero.
Per fortuna avevo con me una bussola, questo mi permetteva di capire dove stavo andando.
Era impossibile fermare il dromedario quindi continuavo a vagare verso est senza una meta precisa.
Dopo mezzora il sole stava ormai tramonta e la temperatura precipitava lentamente, a quel punto avevo perso le staffe e cominciato a insultare l'animale anche se non avrebbe avuto alcun effetto, ma mi aveva lo stesso fatto sentire meglio.
In lontananza avevo visto delle pozze d'acqua ma quando mi avvicinavo queste sparivano; i miraggi mi stava facendo impazzire, in più, l'acqua stava finendo.
D'un tratto un vento freddo aveva cominciato a soffiare incostantemente; guardando alle mie spalle vedevo la sabbia sollevarsi in un turbine dorato: una tempesta!
Tentavo di far correre il dromedario ma quello continuava a procedere senza alcun problema come se le tempeste erano normalissime.
La sabbia ci aveva travolto in pieno mandandomi nel panico; mi ero accovacciato sulla groppa del mio compagno per evitare che la sabina entrasse negli occhi.
Sarò rimasto così per un tempo che sembrava un'eternità, quando una mano mi preso per un spalla e irato a sé; non riuscivo a vederla nitidamente ma al tatto sentivo un tessuto rigido ma leggero.
Uscito dalla tempesta vedevo finalmente il mio soccorritore, anzi, i miei soccorritori: erano i Tuareg, la popolazione nomade che viaggia per il deserto; forse avevano sentito i versi del cammello e si sono insospettiti.
Gli avevo mostrato nella guida turistica la città di Kush, loro mi avevano risposto in dialetto berbero, lo presi come un sì.
Dopo una cavalcata epica nel deserto ero arrivato alla mia destinazione: la città di Kush!
Era un insieme di piramidi in mattoni e piccoli templi a forma di "H"; di colore nero e marrone tipico dell'ossidiana. Qualche costruzione era decadente e altre avevano impalcature per il restauro della struttura esterna. I cammelli si erano fermati nel centro della città, quindi potevo vedere gli tutti gli edifici intorno a noi.
Era uno spettacolo così bello e suggestivo che mi erano venute le lacrime agli occhi.
Tutti gli abitanti erano venuti a osservare i Tuareg, avevo cominciato a cercare i miei genitori quando mio padre mi ha abbracciato alle spalle e finalmente a rincontrato la mia famiglia.
La mia avventura era terminata ed io ero pronto a tante altre